Basilica di San Giovanni

san giovanniAll' uscita della basilica di S. Felice, in direzione nord troviamo i resti della "Basilica Nova", quest'ultima fatta costruire da S. Paolino nel 400 per accogliere il grande numero di fedeli che aumentavano giorno per giorno presso il sepolcro di S. Felice.
La nuova basilica, meglio descritta nelle stesse opere di S. Paolino, venne orientata in direzione Nord-Sud sull'asse dell'edicola e con la facciata a circa sei metri dal lato nord della Basilica Vetus. Per garantire la comunicazione tra le due basiliche S. Paolino apri un triforium sul fianco della basilica vecchia in modo tale che le due chiese innestate tra di loro a croce egizia, fossero intercomunicanti attraverso un atrio molto luminoso. 
Le due basiliche in questo modo costituirono il cuore della Città Santa e furono riccamente decorate in affresco con cicli di scene veterotestamentarie e novotestamentarie così da costituire un supporto didattico immediato per l'educazione dei pellegrini. La basilica settentrionale fu costruita a tre navate con quella centrale doppia rispetto a quelle laterali e delimitata da undici colonne per lato sormontate da capitelli corinzi in marmo con ampi archi a tutto sesto. Le colonne marmoree dal fusto liscio, a giudicare dal diametro che raggiunge circa i 70 cm., dovevano essere alte circa sei metri. Al di sopra delle chiavi di volta delle arcate ed in asse con le stesse, una lunga fila di finestre alleggeriva il carico soprastante andando a configurare in tal modo il matroneo. 
Le pareti laterali delle navate minori dovevano essere decorate in affresco così come pure la parte soprastante gli archi della navata centrale che si concludeva con il cassettonato. Per quanto riguarda la copertura della basilica essa era costituita in capriate in legno a doppio spiovente per la navata centrale ed a uno solo per quelle laterali. Ai lati della basilica si sviluppavano ambienti a pianta ellittica la cui funzione dovette essere sicuramente quella di oratorio o per camere sepolcrali. La navata centrale si concludeva a settentrione con un'abside tricora sopraelevata, riccamente decorata a mosaico. 
Essa presentava cinque finestre a tutto sesto prive di strombatura di cui tre nella conca maggiore ed una in ciascuna di quelle laterali. Il mosaico, costituito da tessere disposte ad onde, emetteva una luce celestiale allorquando veniva colpito dai raggi solari; per avere un'idea di simile bellezza bisogna rifarsi al S. Apollinare in Classe a Ravenna di epoca successiva (VII sec). Le pareti dell'abside, similmente al pavimento, erano rivestite in "opus sectile ed alexandrinum". Per quanto riguarda la decorazione musiva della parte absidale è possibile affermare che essa rappresenta il primo esempio di trasfigurazione simbolica a mosaico in occidente. Lo stesso S. Paolino, in una lettera a Sulpicio Severo, così descrive il mosaico absidale. 
In alto la mano di Dio tra le nuvole bianche regge una corona d'alloro recante una scritta : HIC EST FILIUS MEUS DILECTUS. Sotto una grande croce gemmata alta circa metri 2,50 sullo sfondo di un cielo stellato racchiusa in una specie di corona nella quale erano disposte a cerchio dodici colombe in atto di spiccare il volo. Tra la mano divina e la suddetta croce una colomba con le ali spiegate a simboleggiare lo Spirito Santo mentre in basso l'Agnello nimbato, ritto su una roccia dalla quale sorgevano quattro fiumi che alludevano ai 4 Vangeli. Ai lati dell' agnello erano disposti due gruppi di sei agnelli. La rappresentazione è paradisiaca, un ricco giardino lussureggiante con palme (simbolo della Resurrezione) che chiudono a destra ed a sinistra la composizione. L'apparato scenografico veniva ancora più accentuato dalla differenza di altezza (circa m. 1,20) tra la parte absidale ed il piano di calpestio della basilica di cui il livello è ancora testimoniato dalle basi delle colonne della navata centrale. 
Per quanto riguarda l'orientamento nord-sud della basilica nova, questo si giustifica nello stesso modo di operare di Paolino. L'intenzione del Santo, infatti, fu quella di ampliare la basilica vetus dedicata a S. Felice anzicchè crearne una nuova; purtroppo, l'ampliamento non potendo avvenire in direzione est in quanto già esisteva la primitiva abside del IV secolo, né verso ovest dove esistevano oltre alla grande abside anche i resti della necropoli, né tantomeno a sud dove si trovava la basilica dei SS. Martiri, non rimase altra soluzione se non quella di costruire a nord la nuova basilica, ovvero ad oriente della tomba di Felice ritenuta da S. Paolino unica fonte di luce che nasce dall'oscurità della terra, da quel luogo in cui il santo conobbe la morte prima di aprirsi alla nuova vita. 
La basilica di S. Paolino, incernierata sulla basilica di S. Felice, per la sua particolare bellezza insieme alle altre costruzioni del complesso, dovette costituire sicuramente uno dei fattori principali che portò nella Città Santa quel grande fenomeno di pellegrinaggio da ogni parte dell'impero. L'ideatore del complesso, dimostrò grandi capacità di valente architetto suggerendo ed attuando costruzioni per quei tempi grandiose e ricche di elementi architettonici. Per realizzare i suoi mirabili progetti si servì di diverse maestranze che lui stesso fece arrivare dai paesi orientali ed in un decennio (398-408) circa di intensa attività modificò, elevò, abbellì e diede fama alla città santa del Coemeterium. 
Nell'intero complesso fece costruire fontane e cantarii per dare sollievo ai pellegrini stanchi del lungo viaggio e nelle immediate vicinanze delle basiliche fece erigere edifici in modo da offrire a loro punti di ristoro e di riposo. E' proprio in tale contesto che nasce il famoso Monasteriurn di Paolino e Terasia. Luogo di contemplazione e di preghiera costituito da celle per pellegrini aperte sulla navata laterale ad est della basilica nuova. Di questa basilica, purtroppo, rimangono solamente alcune colonne della navata centrale, basi di altre che sono andate perdute oltre alla struttura dell'abside tricora e tracce di muratura delle navate laterali. La basilica dopo circa 150 anni dalla morte del santo Paolino, avvenuta nel 431, crollò interamente, forse a causa di un forte sisma. A seguito di questo crollo l'arco centrale del triforium venne occluso, evidentemente per necessità celebrative, se non per motivi statici, da una piccola cappella detta "Ara Saneta Sanctorum", (basilica nella basilica) ripetendo così lo stesso motivo del quadriportico attorno alla tomba di S. Felice. 
Nel XIII secolo venne recuperata la parte absidale della basilica nuova e la parte muraria dei primi tre intercolumni cosicchè la stessa, chiusa completamente da una facciata in tufo, divenne una cappella autonoma che venne dedicata all'apostolo Giovanni. Questo nuovo ambiente fu completato con affreschi lungo le pareti interne e la volta a botte della copertura. 
In particolare nell'abside orientale della basilica di S. Giovanni sono visibili due cicli di affreschi sovrapposti e precisamente quello più antico presenta scene molto affollate inserite in riquadrature, mentre il ciclo più recente è caratterizzato dalla presenza di una Madonna con il Bambino. 

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